A cura della Dott.ssa Simonetta Mischianti –  Dottore Commercialista ed esperta di internazionalizzazione d’impresa

La parola d’ordine è internazionalizzare. Termine ormai diffusamente utilizzato da ogni esponente della comunità economica che a vario titolo intende dissertare sulle modalità per rilanciare l’attività produttiva del nostro paese, schiacciato dalla morsa di una crisi atavica dovuta certamente a fattori molteplici ma senza dubbio innegabilmente legata anche allo schema di sviluppo che da sempre ha caratterizzato la realtà imprenditoriale italiana.
La struttura produttiva dell’Italia è, come noto, costituita prevalentemente da piccole e medie imprese. In quest’epoca di globalizzazione dei mercati, le predette imprese si sono trovate ad affrontare nuove sfide che hanno comportato la necessità di riorganizzare il processo produttivo e commerciale, secondo una logica di filiera che ottimizzi i vantaggi comparati ottenibili su diversi mercati.
L’obiettivo è costituito dall’aumento delle esportazioni che compensi la tendenza ad una certa regressione dei fatturati nazionali dovuta a circostanze diverse, non sempre dipendenti dalle modalità di gestione interna delle aziende.
Non è un caso se proprio in quest’ultimo periodo storico si è assistito al particolare incremento delle iniziative volte a favorire i processi di internazionalizzazione delle pmi da parte delle istituzioni nazionali, come un fenomeno imprescindibile per il rilancio generale della nostra economia.
Per quanto attiene alla distribuzione geografica dei mercati esteri verso i quali le PMI hanno rivolto la propria attenzione e quindi le proprie strategie commerciali, mostrano sempre grande appeal i mercati europei e gli Stati Uniti ma si registra un crescente interesse per il Middle East con Emirati Arabi Uniti e Arabia Saudita in testa cosi come verso un redivivo Giappone luogo del prossimo Expo ad Osaka nel 2025 e la Corea del sud nell’area continentale del Far East per arrivare infine a considerare il continente africano quale prossimo mercato emergente e verso cui forte è l’attenzione rivolta dal nostro “Sistema Paese” dopo il varo del cd piano Mattei per l’Africa che stanzierà ingenti risorse per sostenere la cooperazione economica con i paesi africani appunto.
Un celebre economista inglese David Ricardo asseriva che in un sistema di completa libertà di commercio ogni paese consacra il suo capitale e la sua industria a ciò che gli pare più utile. Il punto di vista dell’interesse individuale s’accorda perfettamente col bene universale di tutti.
Il fenomeno della globalizzazione dei mercati parte certamente dal presupposto che ogni nazione promuove la propria economia verso l’esterno nell’intento di migliorare la propria condizione interna, così come ogni impresa sviluppa la propria iniziativa verso i bisogni della collettività alla quale essa si rivolge auspicando un ritorno di profitto da destinare al proprio autosostentamento.
Il mercato oggi più che mai è da considerarsi non più protetto dai limiti geografici di un territorio o da quelli politici di un paese ma al contrario sempre più aperto e vocato ad una osmosi di esperienze, condizioni e fattori diversi che lo rendono un unico indistinto contesto all’interno del quale si muovono continuamente gli equilibri tra domanda ed offerta.
L’imprenditore ha quindi maturato una nuova esigenza, quella di affrontare uno scenario che evolve inarrestabile verso direzioni non sempre prevedibili ma in ordine alle quali diventa imprescindibile porre attenzione per non rischiare di vedere preclusa la prospettiva di sviluppo dei progetti dell’impresa stessa.
Volendo approfondire brevemente una sempre più interessante area per l’export delle PMI italiane si è detto del Middle East o meglio conosciuta come la regione dei Paesi del Golfo che vede in Dubai, negli Emirati Arabi Uniti, la città certamente nota ai più. Gli Emirati sono un hub logistico e finanziario di alto livello, e rappresentano un mercato potenziale di circa due miliardi di persone con la presenza di aziende di tutto il mondo. Sono uno dei centri commerciali di maggiore interesse considerata la presenza di fiere e sedi di società internazionali. Vantano una delle economie più sviluppate del pianeta, che si riflette nel PIL sempre più ai vertici nella classifica mondiale grazie anche ad una contenuta imposizione fiscale unita ad un’ottima qualificazione delle condizioni di vita che divengono chiari incentivi per gli investitori.
Riguardo invece gli aspetti attinenti la struttura patrimoniale dell’impresa, è necessario che l’imprenditore verifichi la sussistenza di un valido piano economico-finanziario, eventualmente avvalendosi, oltre che dei mezzi propri dell’impresa stessa, anche di programmi di sostegno all’internazionalizzazione previsti dalle istituzioni nazionali tra cui ricordiamo la SIMEST con gli strumenti di Finanza agevolata volti a favorire la penetrazione dei mercati esteri, l’internazionalizzazione digitale nonché la partecipazione a fiere ed esposizioni, la SACE attraverso un sofisticato bouquet di soluzioni utili a garantire i crediti esteri nonché per lo smobilizzo dei medesimi da parte delle PMI, senza tralasciare la fondamentale azione dell’Agenzia ICE a supporto della promozione del Made in Italy.
Filippo Maria Invitti founder delle società di consulenza Revilaw Consulting srl (www.revilawconsulting.it) che attraverso una rete di professionisti si occupa di supportare le piccole e medie imprese italiane nella ricerca di partners commerciali all’estero oltre ad occuparsi della redazione di domande di finanziamento agevolato per le aziende che vogliono esportare e che dichiara “è necessario fornire nuovi strumenti alle imprese per favorire lo sviluppo dei progetti di internazionalizzazione ed in questo il ruolo di professionisti qualificati e di esperienza è fondamentale per il successo delle iniziative sui mercati esteri”.